La nostra storia
Nel 2025 l’ASD San Tarcisio festeggia 68 anni di vita.
La società nasce nel 1957 come Oratorio Maschile San Tarcisio – fondato dall’allora parroco del Cuore Immacolato di Maria don Giorgio insieme a due giovanissimi Enrico Ferrari e Piero Boggia, allora poco più che diciottenni. L’Oratorio femminile avrebbe poi preso il nome di Sant’Agnese.
Sin dall’inizio l’attività è stata molto più ampia del solo calcio: giochi di settembre, attività ricreative e educative, momenti comunitari. Lo sport, però, ha sempre avuto un ruolo speciale, capace di unire ragazzi e famiglie intorno alla passione comune.
Dal 1957 ad oggi tante cose sono cambiate: campi, divise, allenatori, generazioni di ragazzi e famiglie che hanno indossato con orgoglio i nostri colori. Eppure, lo spirito è rimasto lo stesso: entusiasmo, amicizia, voglia di crescere insieme attraverso lo sport.
La storia della San Tarcisio nasce quasi per caso, con una distinta compilata in fretta e una maglia “folkloristica”. Da allora è stata scritta giorno dopo giorno, partita dopo partita, grazie alla passione e all’impegno di chi non ha mai smesso di credere nel valore educativo e comunitario del calcio e dello sport in generale.
Ecco il racconto di come sono stati scelti i nostri iconici colori, il bianco e verde, e con essi una tradizione che continua ancora oggi, dalle voci dei protagonisti.
“Per la prima partita di calcio della squadra “Aspiranti” della San Tarcisio, ci presentiamo tutti emozionati al vecchio campo di allenamento (l’attuale antistadio). Il nostro Direttore Sportivo, Piero Boggia, si mette a compilare la distinta… ma a un certo punto si blocca. I nomi li ha scritti tutti, ma rimane vuota la casella “Colore maglie”!
Che fare?
Idea! Scrive “FOLKLORISTICHE”.
E in effetti aveva ragione: le altre squadre del tempo – Fiorente, Sant’Ambrogio, Frassati, Auxilium, Tommasini, Nasetta (vicecampione d’Italia) – sfoggiavano divise coloratissime e ben riconoscibili. Noi no. Ognuno indossava la propria maglietta personale. Ma si poteva giocare lo stesso, e così diventammo i “folkloristici”.
L’anno dopo, però, bisognava porre rimedio.
Fu allora che il mitico don Luigi (detto “Brasileiro”) ci accompagnò in una zona nota solo a lui a raccogliere stelle alpine. Ne riempimmo due zaini (reato ormai prescritto…) e vendemmo il bottino davanti alla vecchia chiesetta. Con il ricavato comprammo la lana che una pia maglierista trasformò in dieci splendide maglie bianche bordate di nero, sul modello della Germania di Fritz Walter. Un’altra signora confezionò i pantaloni neri in stile “Pace in famiglia”.
Per le prime partite andò benissimo: una figurona! Poi però, lavaggio dopo lavaggio, le maglie iniziarono ad accorciarsi… e con i primi ombelichi in bella vista il comune senso del pudore impose una soluzione.
Raccogliemmo altri soldi (in modi più o meno leciti…) e, memori dell’esperienza precedente, ci rivolgemmo a un vecchio negozio di stoffe in piazza Galimberti. Lì acquistammo uno stock di stoffa per tendaggi a righe bianco-verdi. Con quelle nacquero le prime “casacche” che, indistruttibili, non si sarebbero più ristrette. I pantaloncini erano quelli blu da ginnastica usati a scuola, mentre mamme, nonne e zie sferruzzarono calzettoni di lana bianchi con bordo verde.
Il resto… è storia.”